Fincantieri Genova
12 December 2019

Fincantieri è uno dei più importanti complessi cantieristici al mondo e il primo per diversificazione e innovazione. Il gruppo progetta e costruisce navi da crociera, navi militari, offshore, navi speciali e traghetti a elevata complessità e mega-yacht, nonché ripara e trasforma flotte navali.

Fincantieri ha sede a Trieste, e in oltre 230 anni di storia della marineria ha costruito più di 7.000 navi. Conta 19.000 dipendenti, di cui oltre 7.800 in Italia, distribuiti in 20 stabilimenti (in Italia sono a Trieste, Monfalcone, Marghera, Sestri Ponente, Genova, Riva Trigoso Muggiano, Ancona, Castellammare di Stabia, Palermo). Nel suo portafoglio clienti ci sono i maggiori operatori crocieristici al mondo, la Marina Militare Italiana e la US Navy, oltre a numerose Marine estere, ed è partner di alcune tra le principali aziende europee della difesa nell’ambito di programmi sovranazionali.

Complessivamente, il gruppo ha oltre 9.250 addetti e utilizza come dipendenti delle ditte di appalto almeno altri 15-18 mila lavoratori. Il Core business del gruppo è la costruzione navale, che si articola in tre settori: Crociera, Militare e Trasporti.

 

Crociera

Per la costruzione delle navi da crociera lavorano la sede di Palazzo Marineria a Trieste per la progettazione, e tre cantieri navali: Monfalcone, Marghera e Genova Sestri Ponente. La costruzione di sezioni o di tronconi di navi da crociera vengono affidati anche ad altri cantieri (Ancona, Castellammare, Palermo).

 

Militare

L’area militare del gruppo è interamente concentrata in Liguria, con la sede di Genova per la progettazione e due cantieri navali a Riva Trigoso che ha al suo interno anche un’importante reparto Meccaniche (turbine, ecc.) e al Muggiano. Dato che le commesse militari saturano solo parzialmente la capacità produttiva installata, Fincantieri sta acquisendo commesse civili (si tratta soprattutto di navi speciali: oceanografiche, rimorchiatori, diamantifere, ecc.) da sviluppare nei due cantieri liguri. A Muggiano opera anche il settore Megayachts, specializzato nella progettazione e costruzione di grandi natanti da diporto.

 

Trasporti

E’ la parte del gruppo che negli ultimi anni si è particolarmente concentrata nella costruzione dei ferries, le navi traghetto per il trasporto di passeggeri, auto, ecc., con la direzione e la progettazione a Trieste e tre cantieri navali: Ancona, Castellammare di Stabia e Palermo. Il cantiere di Palermo è l’unico nel gruppo ad avere tre missioni produttive: costruzione, riparazione e trasformazione navale.

 

Fincantieri a Genova

Fincantieri a Genova sta mostrando una decisa volontà di investire, con oltre 500 assunzioni negli ultimi tre anni. Il cantiere di Sestri Ponente (GE), uno degli stabilimenti storici del gruppo Fincantieri richiede nuovi spazi per realizzare navi da crociera sempre più grandi.

A questo fine è stato deliberato il piano del “ribaltamento a mare” con l’obiettivo di rendere il sito di Sestri uno dei cantieri di riferimento al pari degli stabilimenti più grandi di Monfalcone e Marghera.

Fincantieri, negli ultimi anni, ha ottenuto molte commesse per costruire navi da crociera e ha bisogno di adeguare gli spazi alle esigenze produttive delle Maxi navi da crociera. L’azienda ha voluto rivedere e sviluppare il progetto iniziale del ribaltamento a mare dando un segnale concreto di quanto il gruppo punti sullo sviluppo di Sestri, a partire dalla creazione di un nuovo maxi-bacino di carenaggio.

Ospedale Gaslini
9 November 2019

A Genova, il 13 Febbraio 1917, moriva di peritonite Giannina Gaslini, una bimba di 11 anni, appartenente ad una famiglia molto nota e benestante. I suoi genitori vollero fondare, in suo ricordo, l’Ospedale Pediatrico “Giannina Gaslini”.
I Gaslini impegnarono i loro averi per costruirlo, attrezzarlo all’avanguardia e farvi lavorare i migliori medici e ricercatori. Da allora ha continuato a curare e salvare i bimbi da tutto il Mondo.

 

I primi passi

L’idea dei Gaslini si concretizza nel 1921 quando la famiglia prende contatti con il presidente degli Ospedali civili di Genova, Sig. Moresco. Il suo progetto sin dall’inizio è quello di costruire una struttura dedicata alla “cura, difesa e assistenza dell’infanzia e della fanciullezza“.

Gerolamo Gaslini e la moglie Lorenza decidono di finanziare quest’opera come impegno per sostenere la sanità e sperare che la sorte della figlia “sia evitata a tutti i bambini e fanciulli“. Gaslini si dedica tanto a quest’ospedale che verrà definita come la sua Passione. È un impegno che lui stesso decide di prendere, mettendo in campo tutte le sue conoscenze e le sue capacità finanziare e imprenditoriali, risultando un vero innovatore in un campo fino ad allora estraneo a lui, quello sanitario.

 

La struttura dell’Ospedale Gaslini

La struttura viene inaugurata il 15 maggio 1938 e già l’anno seguente viene riconosciuto come l’ospedale pediatrico di prima categoria. È da subito importante la presenza dell’Università di Genova che, nel corso degli anni, con le proprie cattedre di pediatria assicura all’assistenza il supporto qualificato della ricerca e della formazione delle nuove generazioni di pediatri, di infermieri e tecnici. Prendono vita molte e importanti iniziative: la scuola delle vigilatrici d’infanzia, i vari gradi di scuola in ospedale, i corsi universitari e i dottorati.

Nel 1949 il senatore Gaslini si spoglia di tutti i suoi beni facendoli confluire nella omonima Fondazione Gerolamo Gaslini e dispone che le risorse del suo patrimonio siano devolute per sempre al potenziamento della ricerca, delle cure e formazione dell’Istituto. Nel 1959 il Gaslini, tenuto conto della consistente e continuativa attività svolta anche grazie al costante impegno della Fondazione, viene formalmente riconosciuto Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, riconoscimento sempre confermato negli anni successivi.

 

L’Ospedale Gaslini oggi

Nel corso degli anni, l’Istituto cresce e si consolida. Via via vengono organizzate tutte le specialità e l’Ospedale diventa uno dei più importanti e completi policlinici pediatrici in Europa. Si afferma la vocazione del Gaslini come punto di riferimento per le patologie di alta complessità e per le malattie rare.

L’Istituto ottiene l’ambito riconoscimento di accreditamento della Joint Commission International i cui standard hanno come obiettivo il miglioramento continuo dell’assistenza sempre supportata da una qualificata ed eccellente ricerca.

Nel 2012, con l’inaugurazione dell’Ospedale di Giorno, il paziente è ricevuto con un innovativo percorso di accoglienza, con le più avanzate tecnologie ed un nuovo sistema di offerta delle prestazioni sanitarie ambulatoriali, day hospital, day surgery e day service ambulatoriali.

Oggi il Gaslini è un ospedale pediatrico (20 padiglioni su oltre 73 mila metri quadri di estensione, 15400 di verde) con una vocazione assistenziale e di ricerca di livello internazionale. Nell’offerta sanitaria integrata dell’ospedale genovese sono presenti, ai massimi livelli delle competenze e delle pratiche cliniche e scientifiche, tutte le specialità mediche e chirurgiche.

Istituto Italiano di Tecnologia
12 October 2019

L’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova – IIT è un istituto di ricerca fondato nel 2003 dal Miur e dal Ministero dell’Economia.

L’IIT è un polo di eccellenza nazionale nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, con 14 laboratori tra l’Italia e gli Stati Uniti. L’istituto è una fondazione che ha l’obiettivo di promuovere l’eccellenza nella ricerca di base e in quella applicata, e di favorire lo sviluppo del sistema economico nazionale.

Il quartier generale dell’Istituto Italiano di Tecnologia è a Genova, in Via Morego 30, dove lavorano 1.711 persone, provenienti da 60 paesi del mondo con un’età media di 35 anni. Il 50% dei ricercatori proviene da paesi esteri.

Lo staff dell’Istituto è dislocato inoltre in dodici centri di ricerca sul territorio nazionale e due laboratori all’estero (MIT ed Harvard).

Il motto dell’IIT è “Technology with human touch”: come spiega l’ex direttore scientifico, Roberto Cingolani, “la nostra ricerca è umano-centrica, ispirata al mondo biologico e basata su un approccio multidisciplinare”.

La sede principale dell’attività di ricerca dell’IIT si trova a Genova.

 

I Central Research Laboratories sono dislocati tra il parco tecnologico degli Erzelli (Center for Human Technologies), l’ospedale S. Martino con il Center for Synaptic Neuroscience and Technology, i laboratori di Pontedecimo del Center for Robotics and Intelligent Systems e il Center for Convergent Technologies sito a Morego.
Negli ultimi anni i principali ambiti dei brevetti IIT sono stati i settori dei Nuovi Materiali, della Salute e della Robotica, con quasi 7000 pubblicazioni, oltre 130 progetti europei, 350 domande di brevetto attive, 13 startup costituite ed altrettante in fase di creazione.

IIT conta collaborazioni con imprese industriali italiane e internazionali spaziano dalla robotica alla scienze dei materiali, dalle neuroscienze ai sistemi di produzione di energia rinnovabile, fino agli studi di farmacologia.

Con oltre 160 invenzioni, 348 domande di brevetto, 21 Start up e oltre 30 progetti di startup e business ideas, l’Istituto Italiano di Tecnologia è tra gli enti di ricerca più prolifici del nostro Paese.

“Dobbiamo trovare il coraggio di investire in innovazione, e questa è l’unica strada: dobbiamo essere più competitivi e dobbiamo farlo attraverso l’innovazione e poi da lì viene tutto il resto. Le competenze ci sono perché questo non è un paese in declino ma è una nazione dove c’è tanta intelligenza e capacità umana” dice Giorgio Metta, il neo nominato direttore dell’IIT.

“Ho iniziato quando abbiamo aperto i primi i laboratori – ricorda Metta – mi occupavo di robotica e ho seguito la crescita dell’Istituto dalle 50 persone iniziali alle 1.700 di adesso. L’Istituto italiano di tecnologia è un bellissimo luogo con scienziati di altissimo livello. Qui facciamo ricerca e portiamo avanti un piano di trasferimento tecnologico. Per realizzare l’IIT siamo andati a vedere cosa si fa in Europa, nel mondo e l’abbiamo portata in Italia. Per esempio il recruitment dei ricercatori lo facciamo attraverso una call internazionale. Abbiamo un percorso di valutazione che può essere dai 5 ai 7 anni, e solo in quel momento il ricercatore viene stabilizzato, e questa è una cosa un po’ diversa da quello che si faceva prima”.

 

La ricerca è interdisciplinare

Il piano strategico dell’IIT consiste in 16 priorità scientifiche che sono state raggruppate in 4 domini di ricerca: robotica, nanomateriali, scienze della vita, scienze computazionali. “Ma la ricerca sta diventando sempre di più interdisciplinare – sottolinea Metta – e quindi abbiamo, per esempio, un team che studia le reti neurali biologiche con ricercatori che prendono quei risultati e li trasformano in modelli computazionali, mentre altri cercano di capire come queste reti vadano a impattare con il comportamento. Messe insieme tutte queste cose ci consentono di sviluppare, per esempio sia la comprensione delle patologie sia nuovi algoritmi per l’intelligenza artificiale”.

 

Nell’Istituto Italiano di Tecnologia il robot diventa fisioterapista

Uno dei progetti simbolo dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova è iCub, il robot bambino che negli anni ha sviluppato sempre maggiori potenzialità (ne sono stati venduti 40 in tutto il mondo) ma a questo si sono affiancati altre 4 piattaforme robotiche molto interessanti, e una startup , Movendo Technology, che ha già immesso sul mercato 40 robot fisioterapisti.

“Abbiamo una robotica che è già praticamente sul mercato, con una startup che sta portando sul mercato robotica per la riabilitazione – spiega Metta – per la quale abbiamo un progetto con l’INAIL. Ma stiamo studiando anche robot che possano dare supporto al lavoratore, per prevenire l’incidente. Se io posso alleviare la fatica, nel corso del tempo avrò meno incidenti. E questo è una delle cose che si possono fare con gli esoscheletri, dove a fare fatica sono i robot, invece delle, persone”.

 

Intelligenza artificiale e nuovi materiali

Lo studio della robotica, quindi, si sta muovendo su due direzioni importanti: quella dell’intelligenza artificiale e quella su come realizzare proprio il corpo dei robot anche attraverso la soft robotics. “Mi aspetto un impatto interessante dei nuovi materiali – spiega – nella realizzazione dell’hardware dei robot. Queste sono le aspettative visto che le macchine che abbiamo adesso, anche se sembrano robuste, nella pratica si rompono un po’ troppo spesso. Dovremo immaginare ad esempio, robot soffici, che potremo costruire grazie ai nuovi materiali”.

Per quello che riguarda invece l’intelligenza artificiale Metta rassicura: “Non siamo arrivati a poter sostituire l’uomo con le macchine. Praticamente tutti gli scienziati del mondo pensano che ci sia la possibilità di avere robot autonomi non prima di almeno 50 anni. Io vedo, invece, a breve termine, un sistema in cui l’essere umano mette l’intelligenza è la macchina mette la forza. Questo, in poche parole, è quello che si vorrebbe fare. Quindi l’uomo al centro, perché noi siamo quelli che danno il comando e il robot esegue”.

 

Istituto Italiano di Tecnologia – Verso una robot valley genovese

Piccole e medie imprese che, in un campo di successo come la robotica, stanno creando un tessuto industriale che ruota attorno all’eccellenza dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Una sorta di “robot valley” genovese. “Questa è una delle azioni che vorrei provare a spingere – sottolinea Metta – perché abbiamo visto che intorno a noi, a Genova, si è cominciato a formare un nucleo di aziende che ha un interesse enorme nel campo della robotica e nel portare queste soluzioni effettivamente sul mercato”.

“Quello che vorremmo fare, quindi, è proprio mettere a sistema queste aziende e portare vicino a noi, magari anche una serie di altri attori che possono aiutare a capire i business plan per l’azienda, ma anche a stimare come l’innovazione andrà a impattare sul modello di business di queste imprese. E poi anche aziende che ci aiutino a fare il design dei nostri prodotti, quindi non solo la tecnologia, che è ciò che sappiamo fare benissimo, ma anche tutto quello che ci ruota intorno”.

 

Life sciences, tecnologia per una medicina su misura

Un altro tema sviluppato con successo da IIT è quello della life science, la scienza umana, ovvero quel campo della ricerca che va direttamente a sperimentare, anche con modalità molto innovative, il tema della identificazione dell’origine genetica delle malattie, e poi anche la soluzione.

“Stiamo sperimentando un percorso su Genova, con delle collaborazioni con gli ospedali cittadini”, continua Metta. “Oggi siamo in grado di analizzare il genoma e di farne il sequenziamento, ma abbiamo messo in piedi tutta una parte informatica che consente di trovare in maniera semiautomatica le mutazioni. E poi abbiamo una parte che si occupa di cercare di capire, anche attraverso delle simulazioni, come può essere progettato un farmaco per correggere i problemi derivanti da una certa patologia”.

Si tratta di una disciplina nuova e trasversale. “Abbiamo il biologo, il genetista, l’ingegnere computazionale, e poi abbiamo il fisico che realizza le simulazioni e abbiamo chi si occupa di farmaci. Ci deve essere per forza un mix di competenze. Stiamo parlando di una serie di malattie gravissime. All’IIT tipicamente ci occupiamo di quelle da neurosviluppo. L’idea – prosegue Metta – è quella proprio di completare questo percorso e arrivare finalmente a poter progettare, quasi ad hoc, i farmaci per ogni singola patologia”.

 

Il ruolo dei Competence Center per supportare le Pmi

Il passo successivo, dopo la ricerca, è quello dell’industrializzazione dei progetti che devono inserirsi in un tessuto produttivo composto, principalmente, da piccole e medie aziende.

“C’è ancora un gap importante da colmare – continua Metta – perché noi riusciamo a fare dei dimostratori ma, per arrivare in produzione, bisogna avere delle macchine che possono essere prodotte su scala più ampia, e questo è difficile. I Competence Center ci daranno la capacità di arrivare alle aziende. E se questa sperimentazione si rivelerà di successo e sarà duratura nel tempo – conclude Metta – avremo forse trovato la strada giusta per il nostro paese”.

IO VADO A GENOVA 
IO VADO A GENOVA 
la musica costruisce ponti col mondo. AIUTA GENOVA A RICOSTRUIRE IL SUO!
Con la campagna internazionale “Io vado  a Genova”  il mondo della musica si stringe intorno alla città.  Da Renzo Arbore a Massimo Ranieri, da Edoardo Bennato a Luca Barbarossa fino a Tommaso Paradiso dei The Giornalisti… sono gli artisti che hanno giò aderito all’iniziativa attraverso il loro video appello: venite a suonare a Genova come facciamo noi. 
L’inizativa è nata dall’attività del genovese  Vincenzo Spera,  Presidente nazionale di Assomusica – Associazione Italiana Organizzatori e Produttori Spettacoli di Musica dal vivo – con il sostegno e l’adesione della Regione Liguria e del Comune di Genova. E ha immediatamente incontrato la disponibilità degli artisti e il sostegno convinto delle Istituzioni locali. Tra questi spicca il contributo di Cristiano De André, testimonial della campagna.
Regione Liguria e Comune di Genova hanno presentato i primi appelli registrati da grandi protagonisti del mondo della musica, tutti disponibili a dare una mano concreta a favore di Genova e dei genovesi.
Tutte le informazioni relative all’iniziativa sono disponibili sul sito ufficiale: www.iovadoagenova.org e sulla pagina Facebook @AssomusicaAssociazione
Il Salone Nautico

Tra il 19 e il 24 Settembre 2019 si svolgerà a Genova il Salone Nautico.

Il Salone nautico internazionale a Genova è tra le principali fiere mondiali dedicate alla nautica da diporto. Si svolge con cadenza annuale, solitamente nei mesi di settembre e/o ottobre. È una manifestazione riconosciuta dall’IFBSO, la Federazione Internazionale degli Organizzatori di Esposizioni di Barche. Nata nel gennaio del 1962 come una piccola esposizione articolata su una superficie espositiva di 30.000 metri quadrati, attraverso le successive edizioni ha raggiunto oltre 200 mila metri quadri di spazi a terra, cui si aggiunge uno specchio acqueo di altri 100 mila metri quadri.

Il 59° Salone Nautico.

La macchina organizzativa del Salone Nautico è in anticipo del 26% rispetto allo scorso, un dato che conferma che le aziende hanno già programmato dallo scorso anno la partecipazione al Nautico, piattaforma irrinunciabile per lo sviluppo del business – dichiara Alessandro Campagna, Direttore Commerciale del Salone Nautico – Possiamo dire di essere già arrivati al 100% del target prefissato.”

Il denominatore comune dell’edizione 2019 del Salone Nautico è rappresentato dalla richiesta di maggior spazio espositivo: nel panorama di yacht e superyacht assistiamo ad un incremento del 28%, con una tendenza maggiore su open e fly; aumenta del 48%la domanda per la vela, sia per quanto riguarda gli entry level sia sul top di gamma, la cui dimensione aumenta ancora (fino a 70/80 piedi). 

Cresce del 73% la richiesta nel settore dei fuoribordo, dato che rispecchia le ottime performance di questo comparto. Le richieste del mondo degli accessori crescono, anch’esse, del 35%.

Nell’insieme il 48% di questo incremento proviene dall’estero“In termini di brand esposti, ad oggi possiamo crescere solamente del 3% – continua Alessandro Campagna – Abbiamo già dovuto individuare nuove soluzioni tecniche per far fronte all’aumento delle richieste, dall’estensione dei pontili, all’ottimizzazione di alcune aree all’aperto.”

Per quanto riguarda la comunicazione in Italia, il piano di comunicazione del Salone Nautico in Italia prevede, per il 2019, un incremento del 32% dell’investimento dedicato in particolare a radio e televisione.

Sul fronte internazionale, è già attiva dal mese di marzo la campagna di comunicazione estera del Salone Nautico inserita nel Piano Straordinario di Promozione del Made in Italy varato dal Ministero dello Sviluppo Economico e reso operativo da ICE Agenzia. Le attività prevedono una massiccia presenza sulle più importanti riviste estere di settore e un progetto di incoming di 150 tra giornalisti e operatori esteri provenienti da 29 Paesi.

Un Salone Nautico espressione delle eccellenze anche sul fronte degli sponsor: BMWBreitling e Main sponsor, per il secondo anno consecutivo, Fastweb, che rinnova la fornitura free WI-FI a pubblico ed espositori per tutta la manifestazione.

Genovamyhome.it offre un ampio numero di appartamenti di varie metrature nelle vicinanze del Salone Nautico

Cibo per gli Antenati, Fiori per gli Dèi: Trasformazioni dei bronzi arcaistici in Cina e Giappone
9 January 2019

Il Museo Chiossone di Genova custodisce le collezioni d’arte giapponese e cinese che Edoardo Chiossone (Genova 1833-Tōkyō 1898), distinto professore genovese di tecniche di disegno e incisione, raccolse durante il suo soggiorno in Giappone di oltre 23 anni, dal 1875 fino alla morte nell’aprile del 1898.

Grazie alla loro ampia varietà, le collezioni Chiossone consentono di studiare sia la storia dell’arte giapponese sia le relazioni culturali e artistiche Cina-Giappone.

A questo riguardo la collezione di manufatti in bronzo e metallo è particolarmente importante: i pezzi arcaistici cinesi databili dalla dinastia Song Meridionale (1127-1279) fino alla fine del secolo XIX, importati in Giappone a cominciare dal periodo Muromachi (1393-1572), documentano sia il plurisecolare interesse cinese per le antichità, sia il gusto giapponese, coltivato dall’aristocrazia militare e dai maestri del tè, di collezionare vasi cinesi in bronzo per comporre i fiori (hanaike 花生). Quanto alla sezione della bronzistica giapponese del Museo Chiossone, comprende opere insigni, databili dalla Protostoria (periodi Yayoi e Kofun, secoli III a. C – VII d.C.)  fino al tardo periodo Meiji (1868-1912). 

La maggior parte delle opere che saranno esposte nella rassegna di Genova appartiene al Museo Chiossone, con la significativa partecipazione di prestiti importanti provenienti dal Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma, dal Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma e da collezioni private.

Dal secondo millennio a. C. fino alla fine della dinastia Han nel secolo III d.C., i vasi in bronzo della Cina arcaica erano impiegati nelle offerte rituali di carni, cereali e bevande fermentate agli Antenati. La loro riscoperta in epoca storica, al tempo della dinastia Song Settentrionale (960-1127), comportò non solo il tentativo di ricostruire i contenuti e i significati dei riti antichi, ma anche l’esigenza di documentare e studiare il vasellame rituale in bronzo dell’Antichità sia mediante classificazioni e catalogazioni illustrate, sia mediante la riproduzione in bronzo e ceramica degli esemplari arcaici. Questo rilevante fenomeno di studio, copia e riproduzione delle antichità, noto in Occidente come ‘arcaismo’ o ‘produzione arcaistica’, durò ininterrottamente fino alla fine della dinastia Qing (1644-1911). Tuttavia, alla fine del primo millennio dell’era volgare gli universi religiosi e spirituali della Cina erano irreversibilmente cambiati rispetto a quelli arcaici: non più soltanto gli Antenati, bensì anche gli Immortali del Taoismo, i Risvegliati e i Bodhisattva del Buddhismo, insediati sugli altari e nei templi, richiedevano culto e offerte acconce, differenti da quelli antichi: vale a dire, fiori, incenso e luce di lampade o candele. Così, nei vasi anticamente ricolmati d’offerte di cereali si bruciava incenso, nei vasi e nei calici un tempo usati per contenere e libare il vino agli antenati si componevano fiori.

I bronzi cinesi in stile arcaistico importati nell’arcipelago giapponese dal secolo VII fino al XIX erano destinati essenzialmente alla corte imperiale, ai grandi monasteri buddhisti e, dalla fine del secolo XIII in avanti, anche all’aristocrazia militare. In Giappone queste opere d’importazione appartenevano alla speciale categoria dei karamono kodō 唐物古銅, ‘oggetti cinesi in bronzo’ avidamente ricercati, collezionati e custoditi dall’élite politica durante i periodi Muromachi (1393-1572), Momoyama (1573-1600) ed Edo (1600-1868). Ebbene, questi bronzi, che insieme ad altri karamono quali calligrafie, dipinti, lacche intagliate e ceramiche celadon rappresentano l’espressione del prestigio culturale del Giappone legato al possesso dei capolavori cinesi, sono parte essenziale della storia dell’arte e del gusto giapponese, sui quali esercitarono influssi profondi nel corso dei secoli.

I vasi da fiori cinesi (karamono hanaike 唐物花生) dei secoli XIII-XVIII appartenenti al Museo Chiossone sono opere d’alto valore artistico, culturale, simbolico e tecnico. I più antichi ad essere importati in Giappone risalgono ai secoli XIV-XV: erano impiegati nella decorazione zashiki kazari 座敷飾 – vale a dire, nelle esposizioni ornamentali preparate nelle sale di rappresentanza e da ricevimento delle residenze feudali. I bronzi cinesi delle epoche successive, databili ai secoli XV-XIX, cioè dal medio periodo Ming al periodo Qing tardo e finale, trovarono collocazione sia nell’ambito della cerimonia del tè (chanoyu 茶の湯) sia negli ambienti dei bunjin 文人, i letterati sinofili che praticavano la ‘via del tè infuso’ (senchadō 前茶道). Svariati dei vasi da fiori importati dalla Cina appartenenti al Museo Chiossone sono strettamente comparabili a esemplari storicamente classificati in Giappone come ‘opere celebri’ (meibutsu 名物) o ‘di grande rinomanza’ (ōmeibutsu 大名物), appartenute in passato a collezioni aristocratiche e a grandi maestri del tè e trasmesse ai patrimoni dei musei giapponesi pubblici e privati fino all’epoca contemporanea.

Infine, importa considerare che nelle collezioni Chiossone svariati rikkahei 立花瓶 giapponesi – vale a dire, grandi vasi in bronzo per le composizioni floreali formali, prodotti dalla fine del secolo XVI ai primi del XIX da bronzisti specializzati noti come ‘maestri di vasi da fiori’ (ohanaire-shi 御花入師) – attestano sia l’esemplarità artistica e culturale attribuita all’antica tradizione del collezionismo d’antichità cinesi, sia la creazione selettiva, da parte dei grandi bronzisti giapponesi, di uno stile arcaistico d’ispirazione cinese pienamente consono al gusto locale.


INFO
Tel. 010 542285

ORARIO
da martedì a venerdì 9-19;
sabato e domenica  100-19.30;
lunedì chiuso

COSTO
Intero € 5,00
Ridotto € 3,00